Territorio e Natura
Bono sorge a 540 m al di sopra del livello del mare, ai piedi del Monte Rasu. E’ caratterizzato da una grande varietà di paesaggi, estendendosi dalla valle del Tirso fino alla cima del Monte Rasu la cui vetta di “Sa Punta Manna” è alta 1259 metri. Un continuo alternarsi di pianure, colline e montagne.
Di grande importanza naturalistica è la località di “Sos Nibberos”, posta alle pendici Nord-Ovest del Monte Rasu. La sua foresta di Taxus baccata, dichiarata monumento naturale, è la più grande d’Italia ed ha esemplari millenari che raggiungono i 16 metri d’altezza ed un diametro superiore al metro.
A poca distanza dal paese si trovano il Monte Pisanu e l’area di sosta “Sa Puntighedda”. Vicino alla Caserma delle Guardie Forestali di Monte Pisanu, a 861 metri d’altezza, sono state impiantate diverse specie arboree quali, il cedro dell’atlante, la roverella, le tuie giganti, tra esse emerge un notevole esemplare di abete bianco. La maggior parte del territorio di Bono per rilevante interesse naturalistico, è protetto salvaguardato dalla intensa attività svolta dal corpo forestale e di vigilanza ambientale RAS e dell’azienda foreste demaniali ed è frequentato da molti turisti attratti anche dalla presenza di numerosi laghetti.
Storia
Per le origini di Bono non esiste nessuno scritto che ci dia con esattezza l’anno in cui Bono venne considerato paese. I primi abitanti di Bono conoscevano la religione cristiana così pure già i loro avi lotrensi, e la praticavano. Fino all’800 era un misto tra cristianesimo e paganesimo, di cui ancora oggi sono vive alcune delle usanze pagane. Si presume che i primi invasori stranieri da cui dovette difendersi Bono fossero gli arabi dal 711 al 1016, con le loro ripetute incursioni, spadroneggiarono in tutta l’isola.
Prima dell’avvento e dell’affermazione in Sardegna dei Giudicati, Bono godette sicuramente di una lunga pace e prosperità interrotta soltanto dalle incursioni saracene verso l’interno dell’isola. Il paese comunque seppe sempre validamente opporsi all’invasione dei suoi territori anche però veniva sempre più sostenuto dalla potenza dei Giudicati. La Sardegna infatti intorno al XII / XIV secolo era divisa in quattro Giudicati Torres, Arborea, Gallura e Cagliari. Bono apparteneva al giudicato di Torres e precisamente alla curatoria del Goceano con Bottidda, Burgos, Anela, Esporlatu, Bultei e Benetutti. Nei primi decenni del XII secolo l’isola si popolò di Chiese, di monasteri e di castelli. Anche Bono ebbe la nuova Chiesa, di stile pisano, oggi parrocchia di San Michele Arcangelo, il suo convento, uno dei più antichi della Sardegna, a Monte Rasu e a pochi km di distanza il Castello del Goceano.
Sotto la dominazione spagnola Bono subì la sorte del resto della Sardegna: spopolamento e depressione economica ma, nel 1721, dopo la cessione del Regno di Sardegna ai Savoia, la situazione migliorò con un notevole incremento dell’attività agricola. Nel 1796, in seguito alla partecipazione ai moti antifeudali di Giovanni Maria Angioy, nativo del luogo, Bono venne attaccato dalle truppe piemontesi che dopo averlo bombardato lo conquistarono. I bonesi aspettarono i soldati sulla via del ritorno, li attaccarono e ne fecero prigionieri alcuni.
Agli inizi del secolo scorso Bono per qualche anno fu capoluogo di Provincia poi venne inserito nella Provincia di Sassari sebbene, tutt’oggi mantenga maggiori rapporti culturali ed economico con quella di Nuoro.